CHE COSA E’ LA LESIONE DEL LEGAMENTO CROCIATO DEL GINOCCHIO ?
L’articolazione del ginocchio è una giuntura che necessita dell’integrità di tutte le strutture legamentose per avere la massima efficienza durante determinate attività sportive-lavorative e, in alcuni casi più importanti, durante le normali attività quotidiane.
Tra le strutture legamentose più a rischio di lesione troviamo il legamento crociato anteriore (LCA), la cui insufficienza determina una instabilità antero-posteriore e rotazionale della tibia rispetto al femore.
PERCHE’ SI LESIONA IL LCA ?
La causa principale è un unico evento traumatico/distorsivo del ginocchio che il paziente ricorda con chiarezza. La maggiore diffusione di attività sportive ha aumentato la frequenza di questa lesione negli ultimi anni. Più raramente una lesione si instaura per tanti piccoli traumi che determinano una insufficienza progressiva del LCA.
CHE COSA SERVE PER PORRE DIAGNOSI ?
Un’attenta anamnesi (colloquio con medico) ed esame obiettivo (la valutazione manuale del ginocchio) sono punti fondamentali nel porre diagnosi di lesione di un LCA. La visita medica si deve sempre completare con esami specifici che aiutano a confermare la lesione e pianificare il trattamento più idoneo.
Gli esami che il nostro gruppo richiede più frequentemente sono rappresentati dalle radiografie del ginocchio in varie proiezioni, ma principalmente dalla Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), possibilmente ad alto campo. Quest’ultimo esame permette non solo di documentare altre lesione, anche non sospettate, ma anche di quantificare il grado della rottura.
QUALI SONO LE TERAPIE ?
Non sempre è necessario eseguire un intervento di ricostruzione! La decisione viene presa dopo un attento colloquio con l’interessato valutando l’età, le pretese sportive, le esigenze lavorative ed il reale disagio.
Nella fase acuta (appena successa la rottura) il problema viene affrontato consigliando dapprima riposo, ghiaccio e, appena possibile, cicli di cinesiterapia per tonificare i muscoli intorno al ginocchio e per mantenere il più possibile il movimento. La fisioterapia con macchinari può aiutare a “sfiammare” l’articolazione. Successivamente nella fase cronica (quando ha smaltito il trauma) si può valutare la reale instabilità e la validità del ginocchio ad eseguire determinati movimenti.
COME E QUANDO OPERARE ?
Raramente (di solito sono sportivi professionisti) è possibile eseguire l’intervento di ricostruzione subito. Ciò va eseguito in 48 ore.
Più frequentemente viene eseguito nella fase cronica, ossia quando il movimento del ginocchio è completo, quando può camminare agevolmente e quando ha appreso il suo grado di instabilità. L’intervento si rende necessario se il paziente desidera continuare a praticare attività che comportano movimenti di rotazioni o di taglio (come calcio, calcetto, tennis, sci, pallacanestro, pallavolo): in questo caso l’intervento deve essere preso in considerazione. Se il ginocchio nel tempo non subisce cedimenti e se il paziente desidera eseguire attività meno gravose (come nuoto, corsa, bicicletta) l’intervento potrebbe non essere necessario. In questo caso è comunque fortemente consigliato riprendere il tono muscolare del quadricipite mediante ginnastica a casa oppure in palestra.
IN CHE COSA CONSISTE L’INTERVENTO DI RICOSTRUZIONE ?
L’intervento consiste nel prelievo di tessuto tendineo proprio (semitendinoso e gracile, rotuleo, quadricipitale) la cui scelta dipende dalla morfologia del paziente, dalle esigenze funzionali e dal tipo di attività sportiva/lavorativa. Più raramente ed in casi selezionati (per motivi di estetica, richiesta del paziente o in presenza di un re-intervento), si possono utilizzare i cosiddetti allograft: ossia tendini di provenienza da donatore. L’utilizzo di quest’ultimo tipo di trapianto deve essere ulteriormente e dettagliatamente spiegato dal chirurgo.
L’intervento viene condotto in artroscopia, ovvero attraverso piccole incisioni cutanee ed una cicatrice per il prelievo ed il passaggio dell’innesto, che viene fissato vicino al ginocchio con sistemi in titanio o bio-riassobibili, a sospensione, a vite oppure a compressione che possono cambiare secondo la qualità del tessuto osseo.
La presenza e riparazione di altre strutture anatomiche lesionate (ad esempio un menisco lesionato) visualizzate durante l’intervento vengono contestualmente affrontate durante la ricostruzione del LCA se necessario.
CON QUALE ANESTESIA SI ESEGUE L’INTERVENTO?
L’intervento viene di solito eseguito in anestesia spinale. La possibilità/necessità di eseguirlo in anestesia generale oppure loco-regionale verrà discusso e concordato con l’anestesista.
IN CHE COSA CONSISTE IL POST-OPERATORIO ?
Il post-operatorio consiste in un primo periodo di ricovero nell’ospedale dove viene eseguito l’intervento per 1 o 2 notti. Il recupero del ginocchio presso un centro fisioterapico deve avvenire secondo le indicazioni del chirurgo.
Il periodo post-operatorio verrà diviso in queste fasi di recupero:
1-4 settimana: utilizzo di due stampelle con un carico parziale, con inizio immediato della tonificazione del quadricipite, recupero completo dell’estensione, graduale della flessione fino a raggiungere 90°, tutore (non articolato) i primi 7-10 giorni.
4-8 settimana: abbandono delle stampelle, recupero costante della flessione, incremento della tonificazione del quadricipite e dei flessori del ginocchio, ripresa piccole attività quotidiane, utile iniziare ginnastica in acqua con fisioterapista dedicato (idrochinesiterapia).
8-12 settimana: intensificazione tono muscolare; esercizi propriocettivi; recupero completo estensione e flessione del ginocchio; ripresa completa delle normali attività quotidiane oppure ripresa lavoro sedentario (d’ufficio).
12-16 settimana: inizio corsa in piano secondo le precise indicazioni del chirurgo; ulteriore tonificazione muscolare con esercizi propriocettivi.
La ripresa di qualsiasi tipo di attività sport-specifica deve essere autorizzata dal chirurgo. La ripresa di attività sportive importanti (come calcio) non avverrà prima di 5-8 mesi.
QUALI SONO I PROBLEMI CHE POSSONO INSORGERE ?
Nessun intervento chirurgico è esente da possibili rischi e complicanze.
Anche l’operazione di ricostruzione artroscopica dei legamenti può comportare dei rischi, seppure rari. I rischi strettamente chirurgici sono: infezione; flebite e/o trombosi; mobilizzazione dei mezzi di fissazione; rigidità articolare; ri-rottura capsulo legamentosa con successiva recidiva della instabilità, lesioni vascolari e nervose; ci sono inoltre dei rischi generici, sia anestesiologici che cardiocircolatori.